Museo

Il Percorso Museale

Il percorso rappresenta la metafora della vita contradaiola, attraverso un viaggio che parte dal sacro, l’Oratorio, alla Sala delle Vittorie e finire nella Sala Fontani con gli ultimi drappelloni vinti.

Contatti

Per informazioni e visite al Museo di Contrada:

Inviare un sms o WhatsApp al numero 348 6918638.

L’Oratorio di Santa Caterina rappresenta il patrimonio più antico della contrada, acquisito nel 1464. Sorge nei locali che il padre di Caterina, Jacopo Benincasa di professione tintore, utilizzava come laboratorio.
All’interno dell’oratorio è possibile vedere:

  • Statua lignea – 1475 – Neroccio di Bartolomeo de’ Landi, raffigura anche le stigmate (visibili) che però non erano ancora ufficialmente riconosciute.
    La statua si è spostata solo due volte nell’arco di questi secoli: restauro anni ’80, e mostra National Gallery di Londra anno 2007 (episodio Assemblea e vittoria di Palio).
  • Affreschi – primo periodo, fine 1400-metà 1500:
    • Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma, “Putti sopra l’altare”;
    • Giacomo Pacchiarotti, “Caterina riceve le stimmate”;
    • Girolamo del Pacchia, “Caterina venera le spoglie della Beata Agnese da Montepulciano” e “Caterina salva due domenicani assaliti dai briganti”;
    • Vincenzo Tamagni, “Caterina risana Matteo Cenni”.
  • Affreschi – secondo periodo, dopo decisione 1601 di non partecipare a Palio straordinario per raccogliere fondi da destinare al completamento dell’Oratorio:
    • Ventura Salimbeni, “Caterina aggredita a Firenze”;
    • Sebastiano Folli “il pittore di F.”, “Caterina davanti a Gregorio XI ad Avignone”, “I Fiorentini accolgono Caterina” e “Caterina mostra ai Governatori fiorentini il messaggio di riconciliazione”.
  • Baldacchino – cantoria organo – ottocentesco;
  • Facciata esterna è del 1877, addossata alla precedente per coprire gli interventi di consolidamento in seguito al terremoto del 1798.

La Cappella della Madonna, dedicata alla Madonna del Patrocinio è di fianco all’Oratorio. A suo interno è possibile vedere:

  • Statua lignea – inizio ‘400 – probabilmente Michel Fusin, non abbiamo la certezza assoluta dell’attribuzione;
  • Reliquiari e pianete del ‘700.

Nelle sale successive, denominate Sala degli Argenti, Sala dell’arte della lana, Cantina Don Tuci, Sala del vagello, Corridoio dietro Sala delle Vittorie) si trovano:

  • Tabernacolo del Macchi – 1838;
  • Busto reliquiario di Santa Caterina – argento – 1807 (processione ogni anno);
  • Opere moderne di Massimo Lippi;
  • Pannelli descrittivi lavorazione della lana;
  • Pannello descrittivo del piano di Fontebranda;
  • Il Masgalano vinto dall’Oca – 1956;
  • Ricordi del cavallo Cesarino.

Nella Sala del Risorgimento, troviamo reperti palieschi risalenti alla meta e fine dell’800, tra cui:

  • Giubbetto vittorioso con cronaca scritta (1846) Lo Storto;
  • Giubbetto vittorioso (1881 e 1885) Leggerino;
  • Giubbetto con colore rosa al posto del rosso;
  • Palii vinti nel periodo.

Giunti a metà del nostro percorso entriamo all’interno della Sala delle Vittorie, inaugurata il 29 Settembre del 1901, su progetto di Bettino Marchetti. Protagonisti di questa sala sono i drappelloni, cronologicamente ordinati e posizionati con la parte superiore leggermente orientata verso il basso per una migliore lettura dei dipinti.
La stanza che ospita i drappelloni aveva originariamente le pareti affrescate da Pietro Loli Piccolornini, in cui venivano raffigurati gli stemmi delle famiglie ocaiole che contribuirono alle spese di edificazione della Sala nel 1901. La parete fu distrutta durante i vari restauri subiti dal locale e fu quindi realizzato da Cesare Olmastroni una decorazione di un’araldica della Contrada e delle sue compagnie militari.
Si trova, inoltre, una scultura in legno di Angelo Barcella, raffigurante un barbero sceso vincitore tra il popolo di Fontebranda.
La bella luce della sala delle vittorie, invece, proviene dalle caleidoscopiche rifrazioni delle vetrate ideate da Ezio Pollai e realizzate da Marica Casale, i quali riuscirono rappresentare il delicato movimento di una bandiera dell’Oca.

La Sala della Sedia, la Galleria del Palio e il Vicolo di S.Antonio sono gli spazi in cui sono contenuti i drappelloni più antichi, a partire dal 1789. Inoltre è possibile vedere alcune monture degli anni compresi tra il 1928 e il 1955. Lo zucchino, le briglie e il nerbo, bozzetti di bandiere, le foto dei fantini vittoriosi e vari dipinti.

Il percorso si conclude nella sala dedicata a Pietro Fontani, all’interno della quale sono conservati i palii più recenti, fra cui quello straordinario del 1969 e quello del 150° anno dell’unità d’Italia.

La visita al museo della Nobile Contrada dell’Oca ha la durata media di 1 ora circa ed è prenotabile su appuntamento telefonando in segreteria o inviando una mail alla Contrada.